se per piangere non usassi gli occhi, come una patetica ragazzina manga, ma le mani. se con le mani impugnassi un caucciù verde e aprissi una cannella. con l'unghia del pollice modulerei ombrelli d'acqua e schizzi e cascatelle moscie. se mi ripulissi nel vedere l'acqua cadere e inondare il pavimento, in rivoli che poi trottano come fiumi da ogni parte. se il livello salisse ma non proteggessi le mie caviglie nè i pantaloni, li infradiciassi come se così dovesse essere, perchè non uccide nessuno. se ne gettassi a secchiate sulle foglie delle piante e cadesse generosa come un regalo.
sabato, maggio 17
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