mercoledì, luglio 18

Ciolo scrive:
la vicinanza di una persona importante
ripara molte cose
Lois scrive:
lei è una persona romantica mio caro
io no
non credo all'unione che guarisce
io mi guarsico da sola
Ciolo scrive:
una persona da sola è limitata
Lois scrive:
se è il suo caso come darle torto

al pecci c'è una mostra di svariati artisti dell'ex urss. tra i primi c'è il pezzo meglio: un video di una mano che gioca alla guerra disegnando gli spari che partono da cannoni e mitraglie stilizzate. piano piano si sterminano i due fronti, con rumori di spari e pernacchie.
anche il video dell'uomo che balla la lap dance di new york new york è buffo, ma l'intervista al tipo diventa inquietante.

giochi che abbiamo dentro, come quelli con i sassi sulla spiaggia e le biglie. giochi con la noia e le parole, le vongole e il bianco e nero dell'abbronzatura.

martedì, luglio 17

srotolare per arezzo passi fotografici, che inseriscono in rettangoli di memoria quanto metto a fuoco.
-benvenuti al piccolo cinema onirico-
piazza san francesco. c'è una ragazza zingara e olivastra che muove tra le braccia una fisarmonica verde. sa di est. la sua musica segue delle schiene che lei seleziona. io seguirei lei e le chiederei di cantarmi e ballarmi la sua storia, e poi l'amerei a fondo. ma la lascio sparire, la sua figura non trascina davvero me e la mia passione, ma l'antropologa.ho un uomo in testa oggi.
-dimmi dimmi perchè-
c'è una zona praticamente non battuta salendo da via garibaldi. una signora che si muove lentamente su piedi storti e scarpe nere mi accoglie con un sorriso, un buongiorno, una contentezza di vedermi passare che mi commuove. salgo dalla strada che lei sorveglia. trovo sulla destra, di lato a una portarella verniciata di verde, un tegamino di crocchette per gatti. è un'immagine ricorrente della mia infanzia. crocchette da gatti, odore secco, dentini che tritano, vita di paese quasi campagna. più avanti noto i resti del tuffo di una piantina grassa. raccolgo un tentacolo brillante e spinoso, il più piccolino. lo soppeso in mano, non buca. sembra sempre in vita. vedo un gatto placido sotto una macchina e gli tiro il tentacolo. lo sveglio di botto, poi non so che fa. sono già oltre.
-il mondo prima che arrivassi te-
c'è un altro signore curioso, vestito bianco-fornaio nella luce bollente delle 13. mi guarda come se fossi aliena o bellissima. i fornai mi fanno innamorare. e delle strade mi incuriosisce vedere il fondo, l'oltre, gli affacci. la via che da porta san clemente sale non mi fa guardare la valle. mi allontano un altro po' poi rigiro. tutte case di lato a case. poi una porta socchiusa. vedo dal campanello che c'è anche un ufficio. il signore in bianco s'è dissolto. entro. c'è fresco dal medioevo. c'è un fiasco enorme nella luce beige della corte interna, tra la polvere estiva. proseguo e vedo secchi di intonaco e arnesi da muratore. stanno ristrutturando le stanze che danno sul giardino rigoglioso, quasi arabo. lo sbircio in fondo. che bellezza. sono soddisfatta. esco in strada.
-signorina prima volta dopo la prima volta prima volta non è più-
affronto la salita verso la fortezza, mi voglio sedere all'ombra con la faccia sulla vallata. scelgo una panchina e ignoro i passanti. mi viene quell'idea sciocca di voler restare lì per ore da quanto sono contenta. chissà perchè questa mania sporadica di prolungare e trattenere. penso di tirar fuori il libro della sontag. però prendo il tel e chiamo nonna per prendermi il numero dal dottore oggi. un signore anziano si ferma ad appoggiarsi alla staccionata proprio in linea con le mie gambe semiaperte, sedute. dopo un minutino scivola un po' di lato, ma resta. si sistema qualcosa dentro le mutande. gesto frequente tra i signori. si sistema di nuovo. e di nuovo. dopo la terza è sega. non mi va di dare immagine al suo trastullo.
-non ti vantare se la tua si chiama vietnam-
ridiscendo con un percorso di deviazioni emotive fino alla stazione. selezionare è includere ed escludere. organizzo tra loro i pezzetti di città che conosco, il forno, piazza grande, le pizzerie. l'arte contemporanea è chiusa. la vita underground aspetta la notte. torno in waldarn dopo che il treno sparisce per ritardo, poi riappare. le mie spese di oggi: pizza, focaccia, cocacola, succo ace, chewingum. important optional: mp3.

martedì, luglio 10

"Meraviglia delle demolizioni moderne. E' uno spettacolo opposto a quello di un lancio di missile . L'edificio di venti piani smotta tutto intero verticalmente verso il centro della terra. Crolla diritto come un manichino, senza perdere il suo portamento verticale, come se calasse in una botola, e la sua stessa base, a livello del suolo, ne assorbe le macerie. Ecco un'arte meravigliosa e tutta moderna, che sta al pari con i fuochi d'artificio della nostra infanzia." L'AMERICA Jean Baudrillard

inizo un'opera sommaria di demolizione. voglio un'operazione brutale e sezionabile in fasi. niente dinamite. alzo la palla durissima in aria, allontanandola dal palazzo. tra un attimo la mollo. ancora un istante poi rapida sfreccia nell'aria e impatta contro il cemento armato. sbam. primo colpo.
quell'edificio da sgretolare sono io.

mercoledì, luglio 4

oggi mi piace camminare sbattendo i piedi per terra, infantile, agguerrita. porto in giro per casa il vasetto di nutella come una bandiera francese nei giorni della rivoluzione. la mia camicia da notte è nera e non me la tolgo nemmeno di giorno. è la divisa leggera per il mese di luglio, da sempre mio. e discorro a sprazzi di sesso e di tattiche da donna che fa la svenevole per farlo sentire forte, così da indurlo a mostrarsi debole. debole lui, debole la sua possibilità di resistere all'ascia che si abbatterà sul ceppo su cui lui avrà appoggiato le .. per essere una gentildonna uso troppe parolacce e quelle che non dico, le penso di continuo. eppure per il mio pallore potrei sembrare un'intellettuale di città, di quelle che credono che i pomodori nascano nei barattoli e che i totani siano pesci a forma di anello, alcuni esemplari già impanati.

lunedì, luglio 2

drivin' Ile in livorno

Sei il colore che non ho
e non catturerò
ma se ci fosse un metodo
vorrei che fosse il mio
fanne quel che vuoi, di noi
me l'hai insegnato tu
se c'è una cosa che è immorale
è la banalità
lo sai
lo sai
che tu sei troppo bianca per restare
mano nella mano con te stessa
e non voglio certo che tu sia
la mia più bella cosa mai successa
sei il colore che non ho
e che vorrei essere io
ma se ti rende libera
ti regalo il mio
lo sai
lo sai
che tu sei troppo bianca per restare
mano nella mano con te stessa
e non voglio certo che tu sia
la mia più bella cosa mai successa
tu sei troppo bianca per restare
mano nella mano con te stessa
e non voglio certo che tu sia
la mia più bella cosa mai successa
vedrai