mercoledì, novembre 26

"non ci crederete". iniziano così le storie dei camionisti, altro che il "c'era una volta" delle favole.
e allora non ci crederete ma quando sono nata avevo negli occhi poche diottrie. ho sbattuto la testa in una cassapanca e sono finita all'ospedale inciampando in un tappeto, ho dovuto mettere gli occhiali che non avevo nemmeno 3 anni e ho bendato a lungo il mio occhio sinistro, per aiutare lo sviluppo di quello pigro. le mie prime gite di pomeriggio a firenze mi portavano sempre nella sala d'aspetto dell'oculista.
nonostante ciò non ho avuto nessun ritardo nell'apprendimento scolastico, ero una bambina che faceva grandi puzzle e un giorno mia mamma s'è accorta che sapevo leggere e non me l'aveva insegnato nessuno.
mi commuove questa piccola grande tenacia ad entrare in contatto col mondo, a guardarlo in faccia anche se non potevo vederlo che storto. mi hanno raccontato che ho adorato gli occhiali come un grande regalo. e allora se adesso me li tolgo, una sera al cinema e metto le palme delle mani ad aderire alle cavità degli occhi, se a volte non vorrei aprirli più, ho paura che non sia tanto un problema di vista.
ma a quella bambina che ha accettato paziente la benda, come glielo spiego?
lei dentro di me davanti allo sconforto si incazza, e c'ha ragione. in fondo per cosa mi sono messa a fare quelle bende, se non per mettere a fuoco un giorno nello specchio una figacciona da amare, adorare, venerare e scopare fino a fargliele dimenticare.

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