
sostiene pereira che murare i morti è una pratica invasiva, perchè finchè tu puoi toccare quelle mani immobili o il legno della bara, i tuoi sensi partecipano al saluto ma dopo non possono più.
sostiene pereira che un canto è il funerale più intimo, mentre incenso e parole si allontanano in fretta. queste occasioni sono fatte di frasi come lei avrebbe voluto così, fallo per lei, a lei non importava questo, se ci fosse ora lei borbotterebbe.
sostiene pereira che nell'ora della morte puoi collezionare oggetti che conservano odori, immagini, gesti. eppure tutto sta nel lasciarli andare via, sparire, finire. vanno messi in equilibrio nuovo il mondo fuori e il mondo dentro di te.
sostiene pereira che non c'è molto di meglio per trovare un pianto intenso di una solitudine fisica con la morte del corpo, con i ricordi, con fotografie da anni non guardate. e anche la vicinanza di qualcuno che sta lì per te molla i freni dell'abbandono.
sostiene periera che è l'eros che risponde alla morte e le si staglia contro, ne è schiacciato o la congeda. congedare la morte non è affare da poco, quando arriva in visita poi ti pare che resti appiccicata ai vivi. l'eros col suo sangue veloce, bollente, lava il sospetto della sua presenza.
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